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Franco Califano, noto ai più semplicemente come il Califfo o come il maestro, verrà ricordato dalle generazioni future forse più per la sua vita sregolata che non per il suo genio artistico da pochi individuato.
Nato su un volo di ritorno dalla Libia, più precisamente da Tripoli, nel lontano 14 Settembre del 1938, passa la sua infanzia e la sua adolescenza a metà fra Roma e Milano. Diventa presto il tipico ragazzo di strada, dotato di un grande talento per la scrittura che non riesce mai a far veramente emergere, impegnato piuttosto a voler diventare il tipico play boy italiano. Finisce per ben due volte in carcere, la prima nel 1970 per possesso di sostanze stupefacenti e la seconda nel 1983 sempre per lo stesso motivo con l'aggravante del porto d'armi abusivo; prosciolto da tutte le accuse, in seguito non mancherà di ribadirlo più volte, esprimendo il suo disappunto scrivendo un album basato sulle esperienze vissute in carcere, "Impronte digitali".
In mezzo a questa vita sregolata, fatta di passioni e di donne (la leggenda vuole che ne abbia avute fra le più belle in tutto il mondo), il Califfo riesce anche ad estrarre dal cilindro veri e propri capolavori artistici, come la sua famosissima "Tutto il resto è noia" , brano che lo ha portato al vero successo, il testo scritto per Mia Martini del famoso singolo "Minuetto" (una delle canzoni più belle del panorama italiano), oppure i testi di tutto l'album "Amanti di valore", scritto per Mina e considerato dalla critica un capolavoro ma clamorosamente non preso in considerazione dal pubblico.
Tuttavia, nonostante una innata passione per la scrittura, il maestro non riesce mai a sfondare veramente, regalando qualche sporadica apparizione in vai programmi televisivi e pochissimi concerti (anche per via di molti dissensi con le amministrazioni comunali di Roma, città in cui si è svolta tutta la sua vita, artistica e non).
Negli ultimi anni della sua vita piena di eccessi, si riscopre credente e molto cattolico, riavvicinandosi alla Chiesa Apostolica di Roma, come da lui stesso sottolineato in più interviste, grazie a Benedetto XVI, di cui rimarrà uno dei più grandi ammiratori. La lunga malattia che lo aveva accompagnato lo porta a spegnersi nella sua Roma il giorno di Pasqua, il giorno dopo la scomparsa di un altro grande cantautore italiano, Jannacci, suo contemporaneo che aveva cantato di Milano e dei milanesi.
In un momento oggettivamente triste per la musica cantautorale italiana (è toccante vedere come Milano e Roma, da sempre divise da storiche rivalità, in questi giorni stanno salutando i loro cantori in contemporanea), a noi di Pratoreporter piace ricordare il Califfo con una sua frase diventata in questi giorni tristemente nota e che abbiamo scelto come titolo di questo articolo: "Mi sentirò vecchio cinque minuti prima di morire". Siamo sicuri che è stato così.
Massimiliano Bandini
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