IL MUSEO INACCESSIBILE
Centro per l'Arte Contemporanea L. Pecci
E la “ghettizzazione” dell’Officina
Giovani
Editoriale del Direttore
Alla cerimonia del 27 maggio 1987, alle ore
11.00, per la firma dell’atto
costitutivo del Centro per l’Arte
Contemporanea, fra i soci fondatori ( tanti industriali, galleristi,
collezionisti e privati facoltosi cittadini, mecenati dell’arte pratese, banche
ecc..ecc..) non c’erano gli artisti
pratesi, l’associazionismo di base. Un’assenza casuale, fortuita? Io
credo di no! Per aderire al Centro bisognava
versare allora un importo minimo di 15 milioni di Lire.
Quindi
rimanevano fuori dalla porta le comunità di base, gli operatori delle
arti visive che operavano nella nostra
Città. La partecipazione e la
rappresentanza di questi soggetti veniva volutamente esclusa.
I Comuni, che hanno
compiti di promozione e divulgazione
delle attività artistiche locali , della
valorizzazione della ricerca, abdicano ad un loro preciso compito istituzionale,
scegliendo la cultura calata dall’alto delle “intelligenze” per il grande
Museo. Si dice spesso e volentieri che i
pratesi siano attenti cultori delle arti, ma i pratesi debbono sentirsi
protagonisti anche delle loro scelte.
Cosa che non è successo e che non succede nella nostra Città. I
pratesi, credo, sono ora stanchi, delusi, di fare gli spettatori e gli “applauditori di scene
mute”.
Sono trascorsi più di 20 anni e siamo rimasti al solito
punto.
Si capisce solo che il museo impegna tutte
le sale espositive , ma di artisti pratesi neanche l’ombra!
Non sta a me, in qualità di pittore privilegiare il mio lavoro ma
tutti sanno che nella nostra Città hanno
operato e operano tanti artisti validi.
Nella storia delle arti figurative, nella Prato del tardo novecento, non a caso, le associazioni culturali hanno
sostituito le Gallerie d’ Arte.
Il Museo Luigi Pecci ha già avuto 4
direttori che non si sono accorti del fervore delle idee
degli artisti pratesi. Anche il nuovo
Presidente, Valdemaro Beccaglia, si
è adeguato. Il museo si deve
occupare, in prevalenza, dell’espressione della contemporaneità; tuttavia deve
aprirsi anche alla valorizzazione dei
nostri operatori culturali, dei suoi nuovi protagonisti, della loro realtà
d’oggi presente nel territorio, del loro contributo alla storia.
I Centri Polivalenti
interculturali di periferia, sono rimasti sulla carta. L’officina Giovani
rappresenta “il Ghetto” da nascondere vivente della Cultura delle arti visive più di
protesta che di contatto con la popolazione. Nessuno si preoccupa in questa
Città, della ricerca della cellula primaria
di nuove forme di espressione. L’Arte è solo propaganda.
Chi dice che l’arte non deve propagandare dottrine si riferisce di
solito a dottrine contrarie alle sue. Se il mondo fosse chiaro, l’arte non
esisterebbe. E poi diciamocelo. L’arte in questa Città è una questione di
virgole. Gli artisti pratesi sono come i cavalli che vincono il Gran Premio, e
gli tocca solo la solita avena.
Paolo Calamai.www.pratoreporter.it comunicati@pratoreporter.it
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